3.3 L'opera
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JOSEPH BEUYS E IL SUO MANDATO
“Come un vecchio contadino lavora il proprio terreno, lo dissoda, lo nutre, lo semina e, con amore, assiste i frutti che la terra ha sviscerato, così Joseph Beuys, con naturalezza e sempre senza provocazione, parla, dialoga, comunica, disegna, partecipa ad azioni, fonda organizzazioni, affinché l’uomo possa risvegliarsi dal sonno profondo in cui è caduta l’umanità con il sopravvento dell’avere e con il tramonto delle culture umanistiche”.
(De Domizio Durini, 1991, pag. 120)

Questo è ciò di cui consiste la sua opera, questo è il mandato che come uomo e quindi artista egli sente di dover mettere in pratica per modificare la società con lo scopo di attuare un'apertura verso un nuovo futuro sociale; per realizzare questa meta egli scrive l’“Appello per l’alternativa” in cui analizza la crisi dell’uomo moderno e le sue motivazioni ipotizzando una via d’uscita accompagnata da un elenco dei modi concreti per attuarla.
Inizialmente Beuys si inserisce nel gruppo Fluxus, movimento aperto dal carattere rivoluzionario e anti-autoritario che rifiuta di separare l’arte dalla vita, col quale condivide l’idea dell’arte come strumento di coscienza e di comunicazione. Nel contempo si dedica a un proprio lavoro personale finalizzato a stimolare discussioni e riflessioni sul potenziale della scultura e della cultura, utilizzando materiali che rappresentano la sua “Teoria della Scultura” il grasso e il feltro, protagonisti della sua autobiografia.
Le sue azioni degli anni 60-70 sono il frutto della sua costante immersione nello spirito del proprio tempo infatti Beuys l’artista non è scindibile dal pensatore e dal politico; attraverso il succedersi di azioni, lo spargimento di oggetti, l'allestimento di istallazioni, l'artista si avvolge di un'aureola quasi sciamanica, e sviluppa con la massima coerenza possibile la propria concezione di vita, sintetizzando nella sua persona i tratti caratteristici dell'uomo liberamente creativo.
Le Azioni sono lo strumento che consente a Beuys di sviluppare la propria concezione, sono operazioni di carattere comportamentale che hanno lo scopo di produrre esperienze stimolanti nei confronti della creatività, e generare così libertà. Lo stimolo della creatività umana è lo specifico verso cui si orienta tutta l'iniziativa di Beuys.
I materiali di cui si serve Beuys in queste azioni sono di due tipi: materiali visibili e materiali invisibili. I primi consistono in materiali poveri come feltro, grasso, rame, ferro, legno…e oggetti di uso comune, come torce elettriche, slitte, telefoni, bidoni, motori… Materiali e oggetti dotati di una loro intima energia e di un loro profondo valore simbolico ed autobiografico, attributi che spetta all'artista sprigionare attraverso nuove relazioni o loro modificazioni.
Nelle sue azioni troviamo anche elementi preponderanti che fanno parte della realtà animale come il cervo, il coyote e le lepri morte, che richiamano il tentativo da parte dell’artista di riconciliare l’uomo con la natura, creando delle situazioni in cui dominano il calore, inteso come espansione energetica, la solidarietà, concepita come naturale forma di società, e il desiderio come progetto di utopia concreta (De Domizio Durini, 1991, pag. 84).
Non dobbiamo però dimenticare una componente importante del pensiero beuysiano, “7000 querce” presentata alla Documenta VII di Kassel nel 1982.
Quest’opera fa parte del progetto di Beuys denominato “Difesa della Natura” che ha riempito gli ultimi quindici anni della sua vita e che si è realizzato nelle piantagioni di Kassel, di Bolognano in Italia e alle Seychelles. Questo progetto va letto inoltre in senso antropologico, perché riferito alla difesa dell’uomo, dei valori umani e della creatività.
Egli si è servito inoltre in questo lavoro, di materiali invisibili, quali la parola e le idee, che nascono necessariamente dal pensiero e che realizzano l’idea di comunicazione e confronto; si può citare a questo proposito il concetto beuysiano di “conferenza permanente” che consiste nel “dare vita a situazioni in cui il dibattito sia continuato e costantemente mantenuto nei termini della più completa tolleranza” (De Domizio Durini, 1991, pag. 90) (che si traduce sul livello politico in democrazia diretta), e il concetto di “Unità nella Diversità” contrapposto all’omologazione della libera creatività di ognuno nello Stato centralista. Da qui egli trae la sua concezione di “Rivoluzione delle idee” per cui ogni individuo ha in sé le energie produttive per attuare il cambiamento. Pensiamo all’opera di Beuys esposta alla Documenta V di Kassel, dove egli installa un Ufficio Informazioni dell’“Organizzazione per la democrazia diretta attraverso referendum”, qui l’opera consiste nelle parole, discussioni e idee della gente che entra incuriosita nello spazio, nessun oggetto o lavoro è presentato, questo è fare arte per Beuys.


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