IL MONDO DEL SIMBOLICO
Ogni giorno ci raccontiamo agli altri e il linguaggio che utilizziamo è essenzialmente quello simbolico, che ci permette di approssimarci al luogo del significato e di comunicarlo, nella narrazione.
Ciò che ci viene in aiuto nella relazione con l’altro e con il mondo è il simbolo, esso ci dà la possibilità di dare forma alla nostra
interiorità così da poterci relazionare all’interiorità altrui grazie alla mediazione simbolica; essa consente al nostro pensiero di alterare il suo stato di invisibilità e di trasmigrare in una forma, in un’immagine o in un oggetto che appartiene al mondo.
Il simbolo attua una mediazione, facilitando la relazione fra le diverse interiorità, che altrimenti resterebbero l’una all’altra estranee; questo può accadere grazie alla sua proprietà di generare nuovi significati, svelando di volta in volta porzioni di vita interiore, permettendo che lentamente avvenga un incontro tra le persone e le loro rispettive interiorità.
Grazie al
simbolo il pensiero può essere tradotto, seppur non integralmente, in immagini, parole e scritti che possano facilitare innanzitutto a noi stessi e poi anche agli altri, l’accesso all’esperienza interiore, per “mettere insieme” e quindi in contatto reciproco la parte intima di noi stessi con quella dell’altro, creando occasioni riflessive.
Il simbolo permette così un incontro, attraverso l’incarnazione dell’esperienza interiore in qualcosa di visibile, tangibile, raccontabile ed ascoltabile, esso però non consiste in uno strumento di traduzione fedele, in realtà la forma che esso genera non coincide e non potrebbe nemmeno coincidere con la vera entità che rappresenta. La forma infatti si presta a plurime interpretazioni, ed il simbolo è imparentato con l’infinito in un continuo generare di saperi e significati, che a poco a poco svelano ciò che abbiamo dentro, ma mai del tutto, poiché rimarrà sempre un margine di oscurità, una parte di noi che continuerà a sfuggirci.
È allora generatore di educazione interiore volta alla criticità
(Demetrio, 2000, pag. 101), alla riflessione su se stessi, alla continua ricerca attraverso le interrogazioni e nella consapevolezza dell’incertezza.
“L’interiorità è già estetica quando, cercando le forme migliori, si dà forma; si allestisce tra dentro e fuori quello spazio interno dove il pensiero trova la sua casa più antica […] una confortevole dimora arredata dalle proprie immagini consolatorie, dai propri ricordi”
(Demetrio, 2000, pag. 121).