4.2.3 Cura di sé
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LA DISTANZA
Il paragrafo narra della scrittura di sé come un progetto autoformativo che origina benessere, quest'ultimo è possibile attraverso un lavoro di ricerca e riflessione che permette la presa di distanza dai ricordi evocati.


Il progetto autobiografico è autoformativo, in quanto consente il distacco a livello mentale ed emozionale da ciò che viene scritto, trovare una forma per raccontarci crea infatti un distanziamento creativo da ciò che è stato che porta al benessere individuale.
È quello che Demetrio chiama il potere della Dissolvenza (Demetrio, 2004, pag. 46), esso consiste nella caratteristica dei ricordi di apparire sbiaditi e vaghi, quando vengono richiamati alla memoria, attutiti dalla distanza che li separa dal presente; questa condizione permette di percepire eventi importanti che sconvolsero la nostra esistenza, smorzati e quindi incapaci di prendere di nuovo il sopravvento su di noi, permettendoci un esame moderato di ciò che è stato.
Possiamo interpretare la nostra storia a posteriori, trasformando anche gli episodi e le emozioni più salienti in racconto, consci della distanza che da questi ci separa.
Mentre raccontiamo, inevitabilmente manipoliamo gli accadimenti e li rendiamo altro da quelli che sono stati; nel momento in cui scriviamo, la sostanza della realtà che vogliamo riportare muta, in quanto essa diviene rappresentazione che permette di essere guardata da uno sguardo esterno, separato.
Abbiamo perciò la facoltà di interpretare e ordinare la nostra storia secondo i nostri schemi concettuali, staccandoci da essa, e quindi da “me stesso”, questo processo innesca pensieri e riflessività nuove.
Avviene allora uno sdoppiamento salutare, per cui io posso guardare me stesso con distacco e ironia, e dire “io sono stato quell’altro”, distinguendomi da esso pur nella consapevolezza che rimane in parte “me stesso”; ciò che raccontiamo non appartiene alla realtà presente e possiamo quindi guardarci dall’esterno serenamente e interpretare la nostra storia passata; mentre scriviamo i nostri pensieri, le immagini e le riflessioni si amplificano e contribuiscono alla formazione di nuovo sapere.
“L’autobiografia dimostra di appartenere più all’immaginario che al proprio passato, e quindi al futuro, nel suo essere creazione di divenire” (Demetrio, 2004, pag. 128), con questa frase Demetrio mostra come scrivendo, possiamo trasformare eventi, episodi ed emozioni della nostra vita in un racconto immaginario che ci consente di organizzarle e ordinarle senza pretese di fedeltà cronologica, ma a servizio del significato complessivo per noi importante.
L’autobiografia allora non racconterà in ordine tutte le circostanze e gli episodi della nostra storia, ma parlerà di alcuni di questi, quelli che riteniamo avere più importanza, concedendosi anche di utilizzare la terza persona con la quale sarà più semplice manipolare e decostruire il nostro racconto, come se…fosse scritto da un altro. Allo scopo di ottenere un punto di vista esterno e a posteriori che ci consenta di ritrovare “Innanzitutto ‘le cose’ e gli altri ‘come cose’, e noi stessi ‘come cose’ ” (Demetrio, 2004, pag. 129).
Demetrio accenna poi ad altri quattro “poteri analgesici”, che completano le cinque condizioni per star bene con la propria storia.
Tutte queste condizioni sviluppano benessere in un progetto di autoeducazione infinita, ci sentiremo dunque profondamente persone, e percepiremo il nostro essere stati ma anche il nostro essere vivi nel momento in cui operiamo quest’indagine retrospettiva, rivolgendoci perciò al futuro, nel rinnovato desiderio di continuare a fare esperienza del vivere. Scrivere infatti, rinvia all’area del possibile, e ci consente di scorgere ed immaginare ciò che avverrà, nella speranza e insieme nella prospettiva di un cambiamento o di una rinascita.
La costruzione della nostra autobiografia ci fa comprendere maggiormente ciò che siamo stati, proiettandoci nell’avvenire attraverso la dimensione del progetto e del possibile, che rappresentano la nostra voglia di continuare a sperimentare la vita. Scrivere di sé realizza inoltre il passaggio di consegne da una generazione all’altra, che consente di tramandare vissuti e saperi che ognuno di noi ha conservato nella propria memoria.
Ci lasciamo allora confortare da questa cura inusuale, che ci consente di voltarci indietro per percepirci individui unici e preziosi, ricordando insieme le persone e gli incontri che hanno contribuito a ciò che siamo diventati attraversando il nostro tempo.


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