4.2.2 L'opera autobiografica
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GLI STRUMENTI PER CONFEZIONARE UN'AUTOBIOGRAFIA
Si racconta qui degli strumenti di cui si serve la narrazione di sé per rendere visibile il suo contenuto: la scrittura e il mondo del simbolico

Scrivere la nostra storia è innanzitutto un lungo lavoro di ricerca dentro di sé di episodi, eventi e ricordi significativi, ne scartiamo alcuni raccogliendone altri cercando così di compiere una cernita in quella massa intricata e caotica che è la nostra memoria.
Ognuno fa quindi un vaglio degli elementi riemersi e cerca una modalità secondo cui organizzarli, in modo che restituiscano insieme un senso più ampio. A questo scopo si utilizza la capacità mentale esclusivamente umana di creare nessi e connessioni tra immagini ed eventi, riordinandoli secondo una sintassi che li colleghi, in modo che esprimano rapporti concettuali efficaci per il senso che vogliamo attribuire alla nostra storia.
Come suggerisce il testo di Demetrio dopo aver scelto accuratamente i contenuti, dovremo inventare dei contenitori in cui inscatolare i nostri ricordi, in modo da esserne soddisfatti; grazie alla sintassi infatti, possiamo trovare la giusta combinazione tra cose, oggetti, eventi, personaggi, emozioni, e tutto ciò che comporrà la nostra autobiografia, inseriti in un intreccio personale unico.
Avremo poi bisogno di strutturare i nostri ricordi ricorrendo a una trama, l’intreccio degli elementi scelti e ordinati acquisisce a questo livello una forma che struttura tutti i significati in un unico disegno: la ricerca iniziale si fa progetto che chiede di essere espresso tramite un prodotto, un’opera creativa di scrittura di sé.
È allora il momento di iniziare a scrivere e a rendere concreto il lavoro introspettivo precedente attraverso una forma creativa confacente al nostro modo di essere e al nostro stile mentale. La nostra narrazione comincerà a prendere consistenza diventando più chiaramente percepibile.
Ricordiamo che lo scopo di questo viaggio formativo è la possibilità di ri-conoscerci e di farci ri-conoscere dagli altri, attraverso una forma comprensibile, ci sarà allora chi privilegerà il racconto e chi invece si dedicherà a un’opera creativa che esprima se stesso attraverso il Cap. 4.1.1 simbolo; possiamo infatti connettere i vari elementi emersi dal lavoro di ricerca interiore, in forme nuove e originali in cui lo scritto, dove presente, abbia una funzione accessoria. Allora avremo a disposizione i più svariati supporti e tecniche espressive, e anche la creazione di un oggetto avrà le sembianze di un’autobiografia; infatti Cap. 5.3 cos’è l’arte se non una modalità di esprimere se stessi e i propri vissuti, con la convinzione che saranno tramandati ai nostri posteri come frammenti del nostro essere esistiti?
Come ci insegna Beuys, il simbolo è uno strumento proprio dell’uomo, grazie al quale egli ha la possibilità di conservare le tracce della propria esistenza, organizzando l’energia di cui è portatore, in modo costruttivo.
Il simbolo infatti veicola il vissuto e l’emozione, “traduce l’invisibile in una visibilità” (Demetrio, 2002, pag. 25), e l’esperienza estetica dell’autobiografia valorizza ogni storia umana tramite il suo essere contenuta in una forma che organizza emozioni, significati, eventi…allo scopo di essere compresa dagli altri.
È dunque intenzionalità della Cap. 5.3 narrazione fissare se stessa su un supporto materiale, dalla carta, propria del diario o del libro dei ricordi, alla tela se si tratta di un quadro, ai più diversi materiali se sarà una scultura o un'opera che non rientra in queste tre categorie. Il simbolo è al servizio della narrazione ed essa può scegliere quale sarà la sua fattura, attenendosi al criterio della visibilità, per essere comprensibile agli altri; in questo modo essa sfida la caducità propria del racconto orale e la precarietà del dire, assicurandosi la sua consegna al futuro.


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