PEDAGOGIA DELLA MEMORIA
Si racconta qui della scrittura di sé come esercizio critico che stimola la mente ad improvvisarsi ricercatrice.
La tecnica autobiografica contribuisce inoltre alla formazione di una mentalità filosofica e scientifica, che affina il senso di solidarietà nei confronti degli altri, educando al rispetto e alla valorizzazione delle differenze. La scrittura di sé va incontro alla nostra sete di significato e invita alla meditazione sulle eterne domande dell’uomo, riguardanti i temi della vita e della morte… Attraverso l'
incontro con l’altro e le cose del mondo, impariamo ad apprendere dall’esperienza di vita rivista a posteriori, e a condividere eventi e conoscenze, ricavandone nuovo sapere e nuovo significato.
Questa tecnica del sé propone dunque un’educazione al sentire, al rispetto e alla valorizzazione dei nostri momenti di vita, che nonostante si tramutino immediatamente e irrimediabilmente in ricordi, sono importanti alla luce di ciò che siamo e che ci sentiamo di
essere, grazie a un processo di consapevolezza di sé che ci cambia inesorabilmente e profondamente, affinché apriamo le nostre possibilità a ciò che verrà.
Educhiamoci ed educhiamo dunque a ricordare, e coltiviamo una
pedagogia della memoria che ci “ricordi” continuamente l’unicità e l’irripetibilità della nostra esistenza e del nostro passaggio su questa terra ognuno per il tempo che gli è concesso.
Indaghiamo partendo sempre dalla nostra biografia, prestando attenzione alle nostre sensazioni ed emozioni, non sottovalutando il potere vitale di cui sono portatrici; è proprio questo potere che richiama la nostra umanità e la concretezza del nostro vivere quotidiano.
La vita è la nostra scuola ed è rivisitandola che possiamo essere in maggior misura consapevoli degli insegnamenti che abbiamo saputo cogliere da essa; in particolare dalle cose, dalle persone e dagli eventi che costituiscono in modo continuativo, intenzioni e decise volontà di cambiamenti di direzioni nella nostra vita.
Riconosciamo quindi alla tecnica autobiografica la formazione di un’identità aperta e dialogica, che insieme alla narrazione di sé è disposta a dare spazio alle storie, ai racconti e ai punti di vista altrui, in un atteggiamento di ascolto e di accoglienza.
La scrittura di sé educa quindi a prendere coscienza della parzialità e precarietà della nostra esistenza, ricordandoci continuamente la nostra
finitezza. Secondo questa visione ogni evento acquista un valore unico, proprio perché esso è irripetibile e ineguagliabile e merita di essere conservato dalla memoria. Noi individui, infatti, nella nostra storicità siamo costituiti “come narrazione particolare dentro una trama di narrazioni di cui si è ‘eredi’ ”.
Impegniamoci dunque a tramandare questa pratica, perché è una
ricca esperienza che ci invita a guardare dietro di noi, rivolgendoci anche all’avvenire, in un processo di apprendimento continuo.